La pandemia e il lockdown hanno determinato un incremento di alcune patologie dermatologiche e un peggioramento di quelle preesistenti le cui motivazioni sono correlate ad una serie di fattori, quali l’uso di DPI, il cambiamento di stile di vita e l’impatto psicologico e l’impossibilità di effettuare le visite specialistiche.  

L’utilizzo frequente e continuo di gel antisettici e di guanti e il frequente lavaggio delle mani con detergenti antisettici istolesivi comportano una alterazione progressiva del mantello idrolipidico cutaneo con la comparsa di dermatiti irritative e un incrementato rischio di sovrainfezioni cutanee e dermatiti allergiche. All’esame obiettivo la cute aggredita da tali prodotti chimici presenterà inizialmente xerosi cutanea con eventuale associazione di eritema. In alcuni casi la cute potrà presentare fissurazioni e ragadi e in questi casi al fine di ripristinare la barriera cutanea, sarà necessario instaurare il più corretto e adeguato approccio terapeutico rivolgendosi allo specialista dermatologo.

A livello del volto, l’utilizzo obbligato e prolungato di mascherine ha portato ad una slatentizzazione e a una esacerbazione di patologie come acne, rosacea, dermatite seborroica, dermatiti irritative e dermatite atopica. In questi casi sarà necessario l’utilizzo di creme, detergenti e dermocosmetici ad azione emoliente e lenitiva specifiche e indicate per ogni differente quadro clinico, che solo lo specialista dermatologo può consigliare, dopo aver effettuato una corretta valutazione anamnestica e quindi una corretta diagnosi. 

Inoltre dobbiamo ricordare come il lockdown abbia determinato un cambiamento nelle abitudini di vita con conseguente minore esposizione solare e cambiamento delle abitudini alimentari. Il continuo stato d’ansia ha facilitato la slatentizzazione o l’aggravamento di alcuni disturbi alimentari. 

Il trauma dell’isolamento, lo sconvolgimento della quotidianità, l’angoscia e la paura che qualche caro possa morire, il maggior utilizzo di tv e social network sono coinvolti nell’espressione della sintomatologia dei disturbi alimentari, quali aumento di solitudine, isolamento dagli altri, noia, tristezza, irritazione e peggioramento della qualità del sonno. 

Da tempo è noto il ruolo della PNEI psiconeuroendocrinoimmunologia, che si occupa dell’interazione tra psiche, neurologia, endocrinologia e immunologia, sistemi storicamente studiati in comparti separati dal punto di vista didattico, ma in realtà molto uniti tra loro. Questi sistemi lavorano quindi insieme e i mediatori rilasciati possono influenzare non solo il proprio apparato di provenienza, ma anche gli altri. Se nel breve periodo il cortisolo, l’adrenalina e la noradrenalina hanno un effetto positivo anche sull’immunità, nel medio e lungo periodo queste sostanze  non aiutano la risposta immunitaria dell’organismo. 

La disregolazione del sistema dello stress da parte di traumi o eventi stressanti altera quindi il funzionamento del sistema immunitario favorendo lo sviluppo e/o aggravamento di diverse patologie e sappiamo come l’insorgenza e il peggioramento di molte patologie dermatologiche possano essere influenzate dallo stress. Quindi soprattutto in questo periodo storico, al fine di gestire al meglio il paziente dermatologico, l’approccio dello specialista dermatologo deve avere una visione olistica prendendo in considerazione non soltanto le manifestazioni dermatologiche ma le problematiche  generali associate a tali condizioni.