Alopecia androgenetica

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L’Alopecia Androgenetica è una condizione geneticamente determinata nella cui patogenesi assume un ruolo importante la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone (DHT) ad opera dell’enzima 5 alfa-reduttasi di tipo II. La modalità di trasmissione è di tipo poligenico multifattoriale. Tale modalità giustificherebbe i diversi pattern di alopecia androgenetica che possono coesistere in una stessa famiglia. La frequenza della calvizie aumenta con l’età: a 30 anni interessa il 30% dei maschi, a 50 anni il 50%, a 70 anni l’80%. Anche nella donna la malattia è più frequente dopo la menopausa, negli ultimi 10 anni però sono aumentati i casi di calvizie anche fra le giovani donne.

Altre vie patogenetiche legate ad un’alterazione degli ormoni androgeni hanno come attori principali le prostagalndine e precisamente le PGE2 e PGF come promotori della crescita dei capelli e le PGD2 che ne causano la caduta riducendo il tempo di anagen. In pazienti affetti da alopecia androgenetica il rilievo di un aumento della PGD2 ha evidenziato una maggiore miniaturizzazione dei follicoli piliferi, pertanto la possibilità di utilizzare un inibitore di tale prostaglandina potrebbe migliorare l’andamento dell’alopecia. Inoltre un’alterazione del rapporto, a livello del bulge, tra le cellule staminali multipotenti e cellule staminali unipotenti con riduzione di quest’ultime porterebbe alla formazione di follicoli piliferi miniaturizzati. Un altro aspetto importante nell’evoluzione dell’alopecia androgenetica  da considerare è il ruolo svolto dai patway morfogenetici durante la l’induzione del nuovo ciclo  follicolare. La via principalmente interessata nell’induzione della morfogenesi follicolare è il  wnt-signaling che può essere migliorata da valori adeguati di vitamina d3.

Di recente acquisizione è il ruolo svolto dallo stress ossidativo nella patogenesi dell’AGA, poiché i DPC (cellule della papilla dermica) di pazienti maschi con AGA sono andati incontro a senescenza prematura in vitro, rispetto ai DPC occipitali ,in risposta allo stress ambientale. L’ossigeno ambientale altera in modo significativo la morfologia del DPC, la migrazione, la proliferazione, la senescenza e il segnale TGF-β . I DPC delle aree androgeno-dipendenti nei soggetti calvi sono significativamente più sensibili allo stress ossidativo rispetto ai DPC della regione occipitale ed inoltre  secernono livelli più alti di regolatori negativi della crescita dei peli, TGF-β1 e β2, in risposta ad esso.

L’alopecia androgenetica maschile clinicamente si manifesta con una perdita di capelli che può  interessare dapprima la regione fronto-parietale e successivamente quella del vertice. In queste aree i capelli vanno incontro a una riduzione del calibro e della loro lunghezza (miniaturizzazione) che può comparire in maniera acuta o manifestarsi in modo lento e progressivo. Segno prognostico sfavorevole di questa condizione può essere l’individuazione dell’arricciamento delle basette a livello del confine tra il cuoio capelluto e la cute del volto. Per quanto riguarda la donna, l’insorgenza dell’alopecia androgenetica (FAGA) è clinicamente caratterizzata, da un  diradamento della regione centrale del cuoio capelluto che avviene in genere nella terza-quarta decade di vita; tale quadro può peggiorare dopo la menopausa a causa della caduta degli estrogeni, sebbene la riduzione della secrezione di androgeni ovarici può compensare questo effetto. Inoltre nelle donne è utile una valutazione della distribuzione dei peli corporei per l’individuazione di un iperandrogenismo legato ad altre cause, in età fertile va presa in considerazione la frequente associazione con PCO. Da prendere in considerazione, di fronte a forme a comparsa improvvisa e rapida evoluzione, la possibile natura neoplastica.

In corso di alopecia adrogenetica maschile e femminile è di fondamentale importanza programmare un adeguato follow-up nelle fasi iniziale per valutare la progressione della malattia che può essere rapida indicando una fase attiva della patologia con una dinamica veloce dell’espressione clinica della condizione, oppure lenta e graduale che può durare per diversi mesi o anni prima di manifestarsi con i segni clinici caratteristici di questa condizione. Pertanto dopo la prima diagnosi è opportuno, per valutare l’attività di progressione, effettuare un controllo dopo circa tre-quattro mesi mentre per un follow-up adeguato dell’efficacia della terapia deve essere effettuato una controllo dopo circa 6 mesi dall’inizio del percorso terapeutico. Tale follow-up si effettua attraverso l’esecuzione e l’archiviazione di immagini che possono essere comparate con le varie scale standard per un inquadramento della gravità della condizione alopecizzante ed utilizzate per i controlli successivi.

Cosa può fare il Centro?

Presso il nostro Centro l’iter diagnostico terapeutico di tale condizione viene effetuato utilizzando la tricoscopia per la scelta della fase di  malattia, che tiene conto non solo della gravità clinica, ma dello stadio in base ai criteri di tricoscopici. L’approccio terapeutico è multifarmacologico con l’associazione di terapia farmacologia topica e sistemica con terapie fisiche di medicina rigenerativa e biostimolazione. Infatti tale condizione si caratterizza per la patogenesi multifattoriale pertanto solo un approccio complesso che preveda diversi target teraopeutici può evitare il falliemento della terapia stessa.

Inoltre vista la diversa risposta individuale alla terapia è opportuno effettuare il tricotest che consente di effettuare una terapia personalizzati in base alla capacità del singolo paziente, geneticamente determinata , di metabolizzare ed attivare i diversi farmaci a disposizione. Tale test consente, personalizzando l’approccio terapeutico, di evitare fallimenti e perdite di tempo che, nelle  fasi attive di malattia, possono spesso rendere difficile il recupero.

Per un corretto approccio terapeutico dell’alopecia androgenetica si devono prendere in considerazione sicuramente anche la familiarità, la presenza di segni prognostici sfavorevoli, l’insorgenza improvvisa, la rapidità di evoluzione e l’attività della condizione.

I farmaci che si possono utilizzare si suddividono in on e off labell. Tra i farmaci on label il capostipite è il minoxidil topico  2-5% sia nel maschio che nella femmina con la finasteride sistemica 1 mg/die nel maschio. L’utilizzo di  molecole off label sia per indicazione che per via di somministrazione, al fine di ridurne gli effetti collaterali, possono migliorare l’efficacia terapeutica in questa condizione pertanto  la scelta di quest’ultimi guidata dal tricotest e dalla tricoscopia possono rappresentare il vero successo nella terapia dell’alopecia androgenetica. Un adeguato approccio terapeutico, infine,  non può prescindere da una attenta valutazione dell’evoluzione clinica e dalle caratteristiche tricoscopiche presenti, senza tralasciare le condizioni generali di salute del paziente e/o la presenza di patologie concomitanti. Da quanto suddetto possiamo distinguere tre fasi:  una fase attiva a rapida evoluzione, una attiva a lenta evoluzione ed una fase cronica a lenta progressione. Ognuna di queste fase, differenziate sulla base dell’esame tricoscopico, necessiterà di un diverso approccio terapeutico.

In casi selezionati proponiamo l’utilizzo della mesoterapia con l’associazione di diversi farmaci quali minoxidil, finasteride e dutasteride spesso in combinazione con vitamine e aminoacidi. Il vantaggio dell’utilizzo di tale metodica è essenzialmente dato dall’apporto diretto del farmaco in prossimità del follicolo pilifero, questa evenienza conduce ad un più rapido metabolismo delle molecole stesse e pertanto ad una più rapida ed efficace risposta terapeutica.

Presso il nostro Centro si effettuano trattamenti specifici di medicina rigenerativa del follicolo pilifero  al fine di ridurre la fibrosi presente a livello del cuoio capelluto in alcuni stadi dell’alopecia androgenetica, è fondamentale  stimolare  l’attività dei fibroblasti così da creare le miglior condizioni per il successivo  impianto del follicolo pilifero sia con metodica FUT che FUe. Il trattamento chirurgico della calvizie non dovrà mai prescinde dal supporto della terapia medica, infatti solo quest’ultima agendo sul meccanismo patogenetico di base dell’alopecia androgenetica può preservare i capelli terminali residui originali delle aree androgenetiche allo scopo di mantenere l’omeostasi creata dal complesso terapuetico attuato.

Effettiamo trattamenti specifici di biostimolazione e tricopatting, utilizzo di luci led combinate per la LLLT terapy.

Nel protocollo terapeutico dei pazienti con alopecia androgenetica femminile in menopausa bisognerà distinguere le pazienti che già effettuano terapia ormonale in età fertile da quelle che inizieranno le terapia in menopausa, per meglio adeguare la terapia topica senza andare in contrasto ma potenziandone e sinergizandone l’effetto. In età fertile bisogna correggere eventuali alterazioni ormonali (PCO) coesistenti.

Presso il nostro Centro nei  pazienti  in terapia per alopecia andrognetica, al fine  di migliorarne e velocizzarne l’efficacia viene sempre associata una terapia di supporto attraverso l’integrazione di molecole che migliorano il metabolismo follicolare, associato ad un  pool di antiossidanti in grado di ridurre la produzione  esogena e endogena di radicali liberi. Infine nell’iter diagnostico-terapeutico di questa condizione va sempre considerata la possibilità della contemporanea presenza di manifestazioni di altre patologie infiammatorie a livello del cuoio capelluto ( psoriasi, dermatite seborroica, dermatite atomica) che andranno trattate prima o contemporaneamente alla terapia dell’alopecia androgenetica.

Tale gestione complessa e personalizzata che si basa su un approccio multifarmacologico associato a trattamenti fisici, medicina rigenerativa e terapia ancillare di supporto ci consente di ottenere ottimi risultati anche in assenza di terapia chirurgica.

Prima e dopo: